L’abbazia di Valvisciolo, situata tra Sermoneta, l’oasi di Ninfa e Latina Scalo, incanta per la sua posizione ai piedi del monte Corvino, ad un’altitudine di 104 metri nella provincia di Latina. Fondata dai monaci greci basiliani intorno all’anno 1000, acquisì il suo nome in omaggio all’abbazia montana di Carpineto, abbandonata per le dure condizioni ambientali. Con l’avvento dei monaci cistercensi nel XII secolo, l’abbazia fu completata assumendo la forma attuale. All’Abbazia di Valvisciolo è legata una leggenda medioevale: si narra che nel 1314, quando venne posto al rogo l’ultimo gran maestro templare, Jacques de Molay gli architravi delle chiese si spezzarono. Ancora oggi, la crepa nell’architrave del portale principale dell’abbazia porta traccia di quel momento. Nel corso dei secoli, l’abbazia di Valvisciolo ha subito varie vicissitudini: nel 1411 passò nelle mani di Paolo Caetani, nel 1523 fu declassata a priorato semplice da papa Clemente VII e nel 1529 ridotta a priorato secolare. Nonostante ciò, la sua importanza non si è affievolita e nel 2014 è stato celebrato il 150º anniversario del ritorno dei monaci cistercensi, desiderato da papa Pio IX. L’architettura dell’abbazia è un esempio affascinante di semplicità cistercense. All’interno della chiesa, le tre navate suddivise da pilastri e colonne, testimoniano la sobrietà degli affreschi secondo i canoni del “memento mori” cistercense, che preferiva l’austerità architettonica in nome della spiritualità, piuttosto che gli sfarzi decorativi. L’abbazia di Valvisciolo non è solo un luogo di culto, ma anche un produttore di vini di qualità. I sei ettari di vigneti circostanti sono principalmente dedicati alla coltivazione del Merlot, con recenti aggiunte di varietà come Malvasia, Trebbiano e Cacchione bianco. La produzione annua di circa 40mila litri di vino è interamente destinata alla vendita agli abitanti delle zone circostanti, offrendo loro un assaggio dell’eccellenza enologica legata a questa storica abbazia.